Italia e Francia di fronte alla crisi energetica
L'Italia secondo un esperto del settore
Ho avuto il privilegio di ascoltare nel gennaio 2023 l’opinione sulla crisi energetica in Italia di un esperto italiano nella ricerca sulle politiche energetiche e di sviluppo sostenibile a livello nazionale, europeo e globale. L’interlocutore ha scelto volontariamente di realizzare questa intervista in forma anonima per motivazioni professionali. Eccovi un estratto dell'intervista, buona lettura.
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Considerando le misure espansive per 10 miliardi alle imprese sotto forma di credito d’imposta fino a marzo 2023, qual è la sua opinione riguardo questo tipo di aiuti al settore produttivo? “Ritengo che queste misure siano importanti per questa fase acuta e che vadano associate con delle politiche più propositive, nel senso che puntino ad una migliore efficienza degli usi energetici. Questo tipo di manovre deve diventare un perno dell’azione del governo per efficientare gli energetici e incentivare l'elettrificazione dei consumi. Di fronte a questa situazione congiunturale, è necessario che queste riforme non vengano applicate una tantum, ma che vengano affrontate in modo strutturale, avviandosi in un percorso di efficienza energetica. Anche l’efficienza energetica degli edifici è fondamentale in questa transizione, così come l’elettrificazione del parco auto. Insieme a questo c'è un necessario processo di decarbonizzazione che va affrontato e che va messo in atto, in modo principale, sostituendo il gas, che oggi è un bene scarso e costoso. Ricordiamoci che, secondo i dati dell'Agenzia internazionale dell'energia, i combustibili fossili contribuiscono al 90% dell'aumento dei prezzi a livello mondiale e il gas per il 50%. Quindi, già sostituendo il gas e avviandoci veramente verso un processo di decarbonizzazione, noi andiamo a completare quella transizione che renderà le aziende italiane e i consumatori italiani non solo meno poveri da un punto di vista energetico, ma anche con un modello più sostenibile dal punto di vista finanziario, con un consumo energetico decarbonizzato che emetterà sempre meno Co2. Soprattutto, se consideriamo le implicazioni finanziarie del cambiamento climatico, che troppo spesso vengono sottovalutate, ma che invece sono altrettanto importanti. In conclusione, questo tipo di misure valide fino a fine marzo 2023 sono puntuali e sono fondamentali contro il caro bollette, ma devono essere un perno di una trasformazione strutturale del sistema, altrimenti il rischio è di non incentivare l'efficienza energetica, e di peggiorare ulteriormente la situazione.”
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Data questa incertezza dei mercati energetici, soprattutto legata al gas, e considerato il fatto che molte supply chain si siano interrotte con la Federazione russa, in particolare quelle dai gasdotti, come prevede che evolverà Il futuro degli approvvigionamenti gasieri in Italia? Visto che il gas russo contribuiva in maniera sostanziale a soddisfare una parte del fabbisogno energetico nazionale. “Sì, ci troviamo di fronte a un momento di svolta epocale, qualcosa che probabilmente, se avessimo immaginato in condizioni di normalità e non di una crisi, avremmo ritenuto sostanzialmente impossibile. Il gas russo ha subito dei forti tagli e, grazie alla sostituzione con gas algerino e gas naturale liquefatto, dati dell’agenzia internazionale dell’energia, dimostra che se nel 2024 dovessimo riuscire a portare avanti processo massiccio di decarbonizzazione verso le rinnovabili potremmo veramente affrancarci da quello che sembrava un partner inevitabile, con costi decisamente minori rispetto a quelli attuali. Si potrebbe riuscire a fare qualcosa che, prima del 24 Febbraio 2022, veniva considerata sostanzialmente impossibile. Da un lato, si lavorerà sugli approvvigionamenti di gas diversi rispetto alla Russia, come l’Algeria, evitando di creare asset ed infrastrutture eccessive, le quali potrebbero non essere ammortizzabili in termini di spesa, visto il programma di decarbonizzazione da seguire. Bisogna mettere l’attenzione sulla diversificazione delle fonti di gas, spingendo il più possibile sulle rinnovabili per migliorare l'efficienza. Non dimentichiamo l’efficienza, perché tantissimo si può fare con l'elettrificazione per facilitare e rendere più rapidi i processi di approvazione dei vari progetti di generazione e interconnessione all’interno dell'Unione Europea. Questi sono i segreti per poter avanzare in questo senso. Non direi, quindi, che siamo fuori dalla crisi o dalle turbolenze, però quello che è successo negli ultimi mesi ci dimostra come qualcosa considerato impossibile da chiunque, sotto una forte minaccia politica, securitaria, economica e sociale, può essere raggiunto con ambizione in un tempo più ristretto.”
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Per quanto riguarda la diversificazione delle fonti di gas, secondo lei il GNL avrà un impatto importante nei prossimi anni in Italia oppure sarà una fonte di gas meno decisiva nel processo di decarbonizzazione previsto? “Potrà contribuire, secondo me, nel breve, anche medio periodo, a supplire alle forniture di gas dalla Russia, che per quanto riguarda il mercato italiano erano particolarmente forti. Una componente di gas naturale liquefatto, una componente di elettrificazione, ed una componente di decarbonizzazione contribuiranno ad aumentare l'efficienza e saranno la ricetta necessaria per raggiungere l'indipendenza più rapidamente. Quindi, il GNL potrà rappresentare una componente importante anche per l’Italia, sicuramente nel breve fino al medio periodo. L’importante è non cedere facendosi prendere la mano con il proliferare di progetti che sono in contrasto con gli impegni di decarbonizzazione presi su scala globale, nei quali il gas chiaramente non è previsto. Dovremmo andare a ridurre l’uso di gas in modo progressivo a livello italiano, poi anche europeo, ma al momento questa risorsa ci garantisce una flessibilità notevole. Anche se poi flessibilità implica costi alti, perché il GNL costa tendenzialmente di più rispetto al gas che arriva da gasdotto, in particolare quello che arrivava via gasdotto prima della crisi in Ucraina. Se riusciremo ad affrancarci dalla Russia entro il 2023/2024 lo sarà grazie al GNL, rendiamoci conto però che non può essere l'unica soluzione a livello di costi e a livello di decarbonizzazione.”
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A che punto considera l’Italia nel processo di decarbonizzazione e negli obiettivi che ha già raggiunto? “Sono stati fatti chiaramente alcuni passi a livello di diversificazione. Sono stati fatti alcuni passi all’interno della crescita delle rinnovabili e dell’efficienza negli ultimi mesi. È stato fatto uno sforzo importante, ma non ancora sufficiente. L’Italia, all’atto suo, ha però tutte le possibilità e le capacità a livello industriale di implementare questo tipo di transizione. Ci sono degli sforzi, ad esempio, molto importanti nell’attività di sviluppo industriale legato alle rinnovabili e alla transizione, come la fabbrica di pannelli fotovoltaici di Enel a Catania. La transizione energetica deve diventare anche un volano economico occupazionale importante e riportare una serie di attività industriali in Italia. Dal punto di vista strategico, per non dipendere da altri. Dal punto di vista socioeconomico ed industriale, per poter beneficiare internamente di alcuni investimenti fatti, con ricadute positive sui cittadini e aziende. Questa transizione può portare l’Italia a giocare un ruolo a livello internazionale sempre maggiore. Questo tipo di spinta è presente nell’industria e nella politica; quindi, oggi c'è la possibilità di facilitare la transizione, ma, in generale, bisogna snellire uno dei grossi problemi italiani, che è quello amministrativo. Quest’ultimo può essere legato al pannello del singolo cittadino sul proprio tetto, piuttosto che al rifacimento di una facciata, piuttosto che alla realizzazione di un impianto di larga scala sul territorio nazionale. Quindi, i numeri sulle rinnovabili, soprattutto sulla diversificazione, ci dicono che sono stati fatti dei buoni passi avanti, e che è solo l’inizio. Da un lato, questo va fatto per la sicurezza energetica e per l'affordability che la decarbonizzazione e la transizione possono portare rispetto al gas, soprattutto alla luce dei prezzi particolarmente alti che la crisi in Ucraina ci ha mostrato poter esserci sui mercati. D’altra parte, la transizione va allargata dal punto di vista strategico per rafforzare una filiera industriale e tecnologica che può avere importanti ripercussioni interne, come sviluppo e crescita, sulla base di una nuova sostenibilità socioeconomica. Chiaramente, anche a livello internazionale, le ripercussioni positive possono far diventare l’Italia un leader in futuro.”