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Le prospettive future
Il rischio di un prolungarsi della crisi energetica 

Per ora, la condizione di precarietà dei contratti di importazione del gas russo costituisce la maggiore fonte di incertezza per il futuro delle forniture europee di gas. Questa situazione di bilico è il risultato di due cause principali: un ventennio segnato dal declino della produzione di gas in Europa occidentale e il ritardo nell'attuazione degli obiettivi di sostituzione dei combustibili fossili in favore delle energie rinnovabili. 

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Nel corso dei prossimi anni, non è quindi da escludere la possibilità che il Vecchio Continente possa diventare una vittima della concorrenza per le forniture di gas tra i Paesi importatori. Le ripercussioni della competizione sul mercato del gas naturale potrebbero far ripiegare la domanda sul mercato del gas naturale liquefatto (GNL), con il rischio di condurlo a deficit cronici, per via dell’esplosione incontrollata delle richieste di forniture.

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La sfida del gas tra Europa ed Asia 

Come già ribadito in precedenza, l’Europa è un massiccio acquirente di gas naturale. Secondo uno studio di "The Shift Project", basato sui dati del novembre 2022 della società "Rystad Energy", nel caso di un'interruzione prolungata degli approvvigionamenti di gas russo, le forniture europee non identificate ammonterebbero intorno al 40% della domanda UE nel 2025. Ragione per cui, se finora la Russia ha soddisfatto in media il 40 % delle richieste di gas del Vecchio Continente, rimane un vuoto di contratti per soddisfare la quota europea dei prossimi anni. Di conseguenza, a meno che non si arrivi a una normalizzazione dei rapporti con la Federazione Russa, i volumi di fornitura futuri non identificati dovranno molto probabilmente essere forniti dal mercato globale del GNL.  

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Fatte queste premesse, bisogna considerare che l’Asia e l’Europa sono i due maggiori importatori di gas naturale al mondo.​

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Dunque, qualora avvenisse un aumento della domanda in altri Paesi asiatici come India o Pakistan, questo provocherebbe un ulteriore aumento della domanda cinese; dato che Pechino desidererebbe assicurarsi un vantaggio nella sfida con i suoi rivali asiatici sul campo degli approvvigionamenti.

 

In questo scenario, la contesa per la garanzia degli stoccaggi farebbe accrescere in maniera incontrollata le richieste di forniture gasiere sul mercato globale. Per questa ragione, non bisogna escludere la possibilità dello sviluppo nei prossimi anni di una feroce concorrenza globale nell’approvvigionamento del GNL tra i Paesi importatori. In particolare, tra i due maggiori acquirenti di gas, ossia Europa occidentale e Asia orientale. 

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Pertanto, considerate la prevista crescita della domanda di importazioni asiatiche e la lenta attuazione degli obiettivi europei di abbandono dei combustibili fossili, può darsi che si consolidi nei prossimi anni un nuovo modello delle relazioni internazionali, fondato sulla disponibilità e sulla capacità di esportazione dei combustibili fossili, con un ruolo decisivo del GNL. Una circostanza futura ancora più vincolante per le potenze importatrici come il Belpaese e, in maniera minore ma non per questo trascurabile, l'Esagono. 

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L'improbabilità di una riappacificazione energetica con la Russia 

Date le circostanze, nell’ipotesi quasi certa in cui avvenga un blocco prolungato delle forniture di gas naturale russo all’Unione Europea, la domanda globale di GNL (per le ragioni citate in precedenza) rischierebbe di avere gravi ed endemiche carenze di approvvigionamento.  

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Supponendo, al contrario, che le esportazioni russe verso l'UE non si interrompano, ma siano limitate ai soli quantitativi previsti dai contratti esistenti, la pressione esercitata dalla crescita della domanda globale di GNL entro il 2025 potrebbe, lo stesso, condurre facilmente a deficit sistematici, ad esempio nel caso si presenti un inverno gelido in Europa occidentale o in Asia.

Le insicurezze sul futuro dei mercati energetici

In definitiva, come rimarcato all’inizio dello studio, le incertezze derivano specialmente dall’evoluzione della situazione in Ucraina e, di conseguenza, dal futuro delle relazioni energetiche tra l’Unione Europea e la Federazione Russa. Queste determineranno, in maniera positiva o negativa, il destino della crisi energetica in Europa e della nuova organizzazione dei mercati energetici mondiali. 

 
Facendo una sintesi conclusiva, il primo grande dubbio riguarda il futuro delle forniture di gas russo, con l’interrogativo se le quantità di volumi previsti dai contratti vigenti saranno rispettate o no. In ogni caso, la situazione a fine 2022 fa pendere l’ago della bilancia a favore dell’ipotesi che la fornitura di volumi stipulati tra Russia e UE non sarà consegnata nei prossimi anni.  

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La seconda preoccupazione concerne la potenziale portata distruttiva che potrebbe comportare una mancanza di approvvigionamenti di gas naturale nelle economie nazionali europee, comprese quelle di Italia, Francia e Germania (triangolo industriale dell’UE). In effetti, la gran parte del modello industriale degli Stati membri, specialmente quello tedesco e italiano, si è finora basato sull’enorme capacità di esportazione di gas naturale della Russia e sui suoi bassi prezzi. Questo modello è crollato, forse per sempre, con l’invasione dell’Ucraina, rendendo in questa fase storica l’evoluzione dei prezzi del gas un fattore decisivo per le economie degli Stati e per i rapporti internazionali. Sarà quindi fondamentale il riposizionamento che l'Europa dei 27 adotterà in questo riquadro.  

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La terza area di incertezza concerne lo sviluppo della produzione di gas naturale nel breve, medio e lungo periodo. Di fatto, metà della produzione mondiale di gas naturale appare oggi “matura” e quindi, per definizione, in declino. Infatti, dal 2010 la produzione sembra essersi assestata su un livello oscillante, con una crescita minima. Di conseguenza, si dà per scontato che i produttori di gas avranno un’influenza sempre maggiore in futuro, dato che le loro riserve di metano giocheranno un ruolo decisivo nel soddisfare la crescente domanda globale. A tal proposito, si prevede che gli Stati Uniti e il Qatar siano candidati favoriti per occupare posizioni sempre più importanti nel mercato mondiale del GNL.  

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Per quanto riguarda, invece, il rischio di deficit nel mercato del GNL, lo sviluppo della capacità produttiva sembra essere la variabile di prim’ordine che determinerà i futuri volumi disponibili per l'esportazione. Ciò nonostante, anche la capacità degli Stati di sviluppare un’adeguata infrastruttura di rigassificazione per soddisfare i requisiti di importazione del GNL è ancora un fattore di incertezza molto elevato. Le difficoltà legate alla disponibilità di navi metaniere ed alla capacità di stoccaggio e di trasporto dopo la rigassificazione includono una serie di problematiche ancora da risolvere per molti Stati membri. 

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