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Caro energia in Europa

L'impennata dei prezzi del gas, che segna l'inizio dell'attuale crisi energetica, non inizia nel febbraio 2022 con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, ma quando la domanda globale riprende a crescere nell'autunno 2021 dopo la crisi del covid.  

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Prima di trattare l’evoluzione del caro energia, bisogna tenere a mente che la compravendita di gas in UE si effettua sul mercato europeo apposito, il cui indice di riferimento è il TTF di Amsterdam (“Title Transfer Facility”). In questo modo vengono vendute e acquistate, attraverso contratti appositi, quantità di gas e di “futures” alle compagnie energetiche. Ora, durante l’estate del 2021, i prezzi del gas sono iniziati ad aumentare, facendo così esplodere la prima crisi energetica del nuovo millennio.  

 

Nei tre anni precedenti al covid il prezzo del metano in Europa si era stabilito intorno ai 20 € al mWh. Addirittura, la pandemia, comprimendo la domanda, lo aveva portato a minimi storici (5 € al mWh nel luglio 2020), ma si era tornati alla normalità nel 2021 con un prezzo tra i 20 e i 25 € al mWh.  

Quindi, a metà 2021, le quotazioni del gas naturale al mercato spot di Amsterdam sono iniziate ad aumentare a 30 € al mWh, a giugno 40 € al mWh, ad agosto 90 € al mWh. Dopo un picco a fine febbraio 2022 vicino a 200 € al mWh (in corrispondenza dell’inizio della guerra in Ucraina), i prezzi sono ridiscesi fino a maggio per poi esplodere nel mese di agosto fino ad un massimo di 350 € al mWh, ossia quasi 20 volte il prezzo del 2018. Ad ottobre 2022 vi è stato un ridimensionamento intorno a 100 € al mWh, un prezzo che rappresenta comunque un aumento di 5 volte rispetto ai valori degli anni precedenti al covid.  

Concludendo, possiamo notare che i prezzi del gas naturale sono stati preda di una forte volatilità già a partire dall’estate 2021. 

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Fatta questa premessa sull’evoluzione del prezzo del gas nel mercato europeo, è da constatare il fatto che l’elettricità ricopre un ruolo più importante nei consumi delle imprese e delle famiglie europee. Eppure, bisogna considerare il fatto che il prezzo dell’elettricità è collegato al prezzo del gas. 

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Infatti, il prezzo dell’elettricità è determinato da una serie di fattori, tra cui il costo della produzione di elettricità fatta con il gas. Per questa ragione, il prezzo dell’elettricità è sostanzialmente determinato dal prezzo del gas. Dunque, è successo che anche il prezzo dell’energia elettrica è aumentato notevolmente in Europa, seppur con alcune differenze tra gli Stati membri. 

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La crisi energetica attuale, annientando molte supply chain con la scelta dell’UE di isolare la Russia nel contesto internazionale, mina una componente importante del sistema delle forniture di gas europeo. Avendo dovuto fare i conti con il covid e la guerra, ora l'Europa ha di fronte a sé il problema di come risolvere il suo calo di competitività internazionale sul campo degli approvvigionamenti energetici, specialmente gasieri. 

Borsa valori

I limiti dell’Europa nella gestione della crisi 

Nel Vecchio Continente, oltre l'andamento volatile dei prezzi al mercato spot di Amsterdam, il fenomeno del caro energia è stato scatenato da un mix di altre cause. 

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In particolare, la situazione incerta dei prezzi di gas ed elettricità potrebbe essere una conseguenza di una debolezza geopolitica europea, generata dalla forte dipendenza dalle importazioni straniere. Soprattutto, se teniamo in considerazione l’enorme importanza strategica dei combustibili fossili nei rapporti di forza tra potenze. 

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Dunque, una delle ragioni di questa debolezza geopolitica potrebbe derivare dall’ incapacità europea in passato di trovare accordi che la rendessero più competitiva nel panorama energetico internazionale, oltre che in grado di assicurarsi quote di gas sicure a prezzi stabili dai Paesi esportatori.  

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A dire il vero, a partire dagli anni 2000, sono stati compiuti vari tentativi per assicurare al modello economico-industriale europeo stabili approvvigionamenti di gas dalla Federazione Russa, principale potenza esportatrice gasiera a livello mondiale. Questi progetti sono stati, però, puntualmente oggetto di forti pressioni geopolitiche, che ne hanno impedito la realizzazione. Ad esempio, uno dei progetti più celebri prevedeva la costruzione con Gazprom di un gasdotto che avrebbe visto l’Italia come distributore di gas naturale russo in Europa meridionale a partire dal 2018. 

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Di più, il proseguimento del conflitto in Ucraina, con il connesso meccanismo sanzionatorio europeo ai danni della Federazione, contribuisce a consolidare un clima ancora più teso nelle relazioni sul tema degli approvvigionamenti di gas naturale; una risorsa, tuttavia, ancora fondamentale per molti Stati membri, tra cui Italia e Francia. 

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Inoltre, anche il ritardo nell’attuazione degli obiettivi europei per la transizione energetica ha contribuito al caro energia del 2021, dato che le fonti rinnovabili a disposizione non sono comunque state in grado di allentare le dipendenze fossili dall’estero. Detto questo, bisogna comunque considerare che le istituzioni europee stanno investendo molto in questi anni sul perseguimento degli obiettivi climatici che si sono prefissate. In ogni caso, però, le energie rinnovabili oggi a nostra disposizione non sono ancora in grado di coprire il fabbisogno del modello economico-industriale dell’Unione come lo abbiamo inteso finora. In questa situazione d'incertezza, riguardo lo sviluppo delle rinnovabili, subentrano altri fattori geopolitici legati all'approvvigionamento di materie prime che sono in mano a Paesi extra-UE, principalmente la Cina. 

impianto di gas

Evoluzione del mercato gasiero europeo

Un altro degli eventi geopolitici fondamentali nel 2021 che hanno contribuito al turbamento dei prezzi nel mercato energetico europeo è stata la decisione di abbandonare i vecchi contratti di fornitura di gas naturale “oil linked”.  

Questi accordi garantivano approvvigionamenti di metano a un costo relativamente stabile per i consumatori europei sul lungo periodo. Viceversa, su richiesta della Commissione europea e degli Stati membri, si è transitati nel 2021 verso un modello borsistico basato su domanda e offerta, gestito dal già citato mercato spot di Amsterdam sull’hub virtuale olandese Ttf.  

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La strategia dell’Unione Europea dietro questa mossa è stata quella di riformare i mercati energetici tradizionali, mirando a indebolire la rendita mineraria della Federazione Russa. Tuttavia, anche l’introduzione di questo nuovo modello di compravendita del gas naturale, ormai slegato dal prezzo del barile di petrolio, ha contribuito a rendere il prezzo dei consumi energetici estremamente volatile. 

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Inoltre, contemporaneamente alla situazione d’incertezza sugli approvvigionamenti di metano via gasdotto, nel 2022 l’Europa ha importato una quantità record di gas naturale liquefatto (GNL) russo via mare. Infatti, le importazioni di GNL russo trasportato su navi cisterne sono aumentate di oltre il 40% tra gennaio e ottobre del 2022, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Questo evidenzia ancora come il Vecchio Continente, con i flussi dai gasdotti quasi annullati a fine 2022, non si sia ancora svincolato dalla dipendenza russa per il prezioso combustibile fossile.  

 

Pertanto, è evidente che le ricadute dei disagi con Gazprom (la più grande azienda di gas naturale quotata in borsa), si siano ripercosse su tutto il mercato gasiero europeo. Soprattutto, se consideriamo l’importanza che ricoprono le forniture di gas in tempo reale per il Vecchio Continente; visto che l’Unione Europea ha una capacità di stoccaggio totale di circa 100 miliardi di m³ di gas a fronte di 400 miliardi consumati ogni anno. Non è da escludere, quindi, la possibilità che in futuro, per via di ragioni legate alla crisi energetica internazionale, i maggiori fornitori di gas verso l’UE (Russia, Algeria e Norvegia finora) siano intenzionati a ridefinire le loro esportazioni verso l’Europa.

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